Ray Bradbury, Fahrenheit 451, Milano: Mondadori, ristampa 2016. La data della prima pubblicazione è il 1953. |
Negli ultimi tempi ho preso coscienza del fatto che fino ad ora, nella mia vita, ho letto poco: durante il periodo natalizio ho deciso perciò di "rifarmi" dedicando del tempo a questo grande classico, semplice da leggere ma certamente intriso di una miriade di significati e insegnamenti.
Fahrenheit 451- il titolo allude alla temperatura di autoignizione della carta (circa 233° C) - appartiene al filone della fantascienza distopica e descrive una società futura (all’incirca 10 anni dopo la data di pubblicazione) in cui una dittatura totalitaria ha impedito la lettura e il possesso di libri, che quindi vengono bruciati da uno specifico corpo di polizia.
Come titola il post, voglio concentrarmi sulle cose senza le quali l'intera narrazione perderebbe di consistenza: il libro e la televisione. Il libro è visto come colpevole di instillare nelle menti delle persone idee sovversive e sbagliate; è bandito inoltre poiché permette lo sviluppo della cultura e del libero pensiero dell'individuo. La televisione invece è usata, nel mondo distopico, per "lobotomizzare" il cervello delle persone attraverso l'uso persuasivo dei mass media e diffondere contenuti vacui, privi di un significato profondo e pensati con l’unico scopo di intrattenere.
Il potere dell’immagine illusoria, veicolata dagli schermi televisivi, si oppone quindi al ruolo dell’immaginazione e dell’originalità, rappresentato dai libri “proibiti”.
Bradbury dunque sta descrivendo e criticando una società futura intrappolata nell'ignoranza, che non ha accesso all'informazione e che non conosce i propri diritti o i propri doveri a causa dell'avvento dei mezzi mediatici, che sono sottoposti all'azione totalizzante dello stato. Tutto ciò ha come unica conseguenza l'essere soggiogati al potere di altri, eventualmente senza rendersene conto. L'unico strumento che possa sanare la situazione è la cultura, rappresentata dai libri, la quale permette di formare menti aperte e critiche.
È interessante notare che la critica che Bradbury ha voluto rivolgere alla società di allora possa essere tutt'oggi riproposta, se non addirittura avvalorata dagli eventi, a quasi 70 anni dalla pubblicazione.
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